La presunta tortura includeva ripetute percosse
Un ex poliziotto di Sialkot è stato arrestato per il brutale omicidio del suo servitore.
Il caso ha indignato sia l'opinione pubblica che i difensori dei diritti umani.
La vittima, identificata come Kashif Masih, sarebbe stata torturata a morte perché sospettata di aver rubato un telefono cellulare.
Secondo il primo rapporto informativo (FIR) depositato presso la stazione di polizia di Motra, il principale sospettato, Malik Irfan, in precedenza aveva prestato servizio nelle forze di polizia.
L'FIR ha rivelato che Irfan e due amici hanno sottoposto la vittima a orribili abusi.
Le torture presumibilmente comprendevano ripetute percosse con bastoni e oggetti contundenti.
Un dettaglio particolarmente agghiacciante è che il rapporto afferma che alla vittima furono conficcati dei chiodi nelle gambe.
Secondo quanto riferito, Kashif è morto per le ferite riportate poco dopo la violenta aggressione.
L'atto è stato ampiamente condannato non solo come atto criminale, ma anche come un macabro esempio di abuso nei confronti di individui appartenenti a minoranze e alla classe operaia.
L'agente di polizia distrettuale (DPO) di Sialkot, Faisal Shahzad, è intervenuto immediatamente sull'incidente.
Formò una squadra speciale per indagare e rintracciare i responsabili.
Malik Irfan venne arrestato poco dopo, mentre i suoi presunti complici, identificati come Areeb e Ijaz, ottennero dal tribunale la libertà su cauzione.
Il procuratore generale del Punjab, Syed Farhad Ali Shah, ha dichiarato che il caso è una questione di alta visibilità.
Prendendo atto con urgenza della situazione, convocò l'ufficiale inquirente e chiese di poter visionare l'intero fascicolo del caso.
Ha sottolineato che garantire la giustizia e proteggere tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro origini, è una responsabilità costituzionale.
Gli attivisti per i diritti umani hanno chiesto misure più incisive e hanno espresso preoccupazione per l'aumento della violenza contro le lavoratrici domestiche, in particolare quelle appartenenti alle comunità minoritarie.
Molti si sono anche chiesti come qualcuno con un passato nelle forze dell'ordine possa commettere un atto così barbaro.
Il caso ha nuovamente portato l'attenzione sulla vulnerabilità di personale domestico in Pakistan.
In passato si sono verificati numerosi casi in cui la collaboratrice domestica è stata torturata a morte.
Spesso lavorano senza contratti o tutele formali. Molti subiscono minacce, abusi e talvolta violenze in silenzio.
Mentre l'ex poliziotto è ora in custodia, continua a crescere la pressione affinché le indagini siano rapide e trasparenti.
Gli attivisti chiedono non solo la punizione dei responsabili, ma anche un cambiamento sistemico a lungo termine per proteggere chi lavora nei servizi domestici.