"Il 58% pensa che le macchine potrebbero conquistare il mondo."
Una nuova indagine rivela il rapporto profondamente conflittuale della Generazione Z con l'intelligenza artificiale.
Edu Birdie ha intervistato 2,000 persone di età compresa tra 18 e 27 anni. L'indagine ha scoperto che considerano l'IA sia come un utile compagno che come una minaccia incombente.
La metà degli intervistati ritiene che in futuro l'intelligenza artificiale diventerà cosciente, mentre il 25% lo pensa già.
Nonostante questi timori, la maggior parte delle persone continua a utilizzarlo quotidianamente, spesso come qualcosa di più di un semplice strumento di produttività.
Secondo lo studio, il 54% della Generazione Z utilizza l'IA per aumentare la produttività. Ma il 26% la usa come amico, il 16% come terapeuta, il 12% come personal trainer e il 6% come partner.
Alcuni si sono addirittura rivolti a ChatGPT per farsi aiutare a gestire le discussioni nelle relazioni.
Questa strana intimità è diventata una barzelletta ricorrente sul web.
Sui social media, i giovani vengono spesso presi in giro perché fanno affidamento sull'intelligenza artificiale per svolgere compiti basilari, come rispondere a domande semplici.
Tuttavia, molti trattano i loro strumenti di intelligenza artificiale con lo stesso atteggiamento che userebbero con una persona. Gli intervistati hanno affermato di usare spesso "per favore" e "grazie" quando chattano con i bot.
È una versione moderna di un dibattito di vecchia data: come dovremmo trattare le macchine simili agli esseri umani?
Alcuni genitori temono che gli assistenti vocali come Alexa insegnino ai bambini che è accettabile essere maleducati.
Altri sostengono che ai bambini bisognerebbe insegnare il contrario, cioè che le macchine non sono umane e non hanno bisogno di cortesia.
L'indagine ha inoltre rilevato che il 62% della Generazione Z utilizza l'IA al lavoro. La loro fiducia nelle sue prestazioni è sorprendente: il 57% afferma che è migliore delle persone nelle attività creative.
Ciò non significa che siano tranquilli riguardo al futuro.
Metà degli intervistati ritiene che l'intelligenza artificiale sostituirà il loro lavoro entro un decennio.
Secondo EduBirdie, questo rischio sta già rimodellando i percorsi di carriera:
"Il 40% sta valutando di cambiare carriera per 'garantire il proprio futuro lavorativo [e] restare un passo avanti alle macchine'".
I loro timori vanno ben oltre l'occupazione.
L'indagine ha rilevato che "il 58% pensa che le macchine potrebbero conquistare il mondo. Il 44% si aspetta che ciò accada entro 20 anni".
Queste preoccupazioni potrebbero alimentare un senso di disagio riguardo al futuro.
Al lavoro, l'intelligenza artificiale viene sempre più utilizzata per comunicare. Il 40% ha affermato di usarla per scrivere email più professionali.
Altri hanno affermato di utilizzarlo per trovare modi educati per dire "no" (27%) o per scrivere risposte nelle chat di lavoro (24%).
Non tutti credono che questo li renda lavoratori migliori.
Il tredici percento ha affermato che l'intelligenza artificiale li ha resi "meno competenti". Questo nonostante il 35% affermi che li ha resi più competenti.
Qualcuno potrebbe spingersi troppo oltre i limiti.
Sebbene il 79% affermi di non aver condiviso informazioni sensibili con l'intelligenza artificiale, uno su cinque ammette di averlo fatto.
Ciò potrebbe metterli nei guai: alcuni lavoratori sono già stati licenziati per aver fatto esattamente questo.
Quando si parla di gestione aziendale, la maggior parte della Generazione Z è fermamente contraria ai capi robot.
Solo il 9% ha dichiarato che ne preferirebbe uno.
Ma anche in questo caso il quadro è sfumato.
Secondo il sondaggio, coloro che sono a favore affermano che un capo dotato di intelligenza artificiale potrebbe essere "più equo, più neutrale, più rispettoso e persino più 'umano' dei loro veri capi".